giovedì 10 novembre 2016

‘A Mantia’ Terra di uomini, di saperi e di sapori



‘A Mantia’ Terra di uomini, di saperi e di sapori

 https://www.youtube.com/watch?v=_el865Zlb08


 

La storia della nostra cittadina ha origini molto antiche e anche se molti, prima di me, si sono succeduti in simili scritti, questi cenni non vogliono essere ne ripetitivi, ne esaustivi, ma semplicemente vogliono far ricordare la storia del territorio, dell’amanteano e del cibo e ad aver ancora il piacere di leggere  racconti che risalgono fin all’ alto medioevo.
Infatti, la nostra Amantea era conosciuta da allora come scalo marittimo, tanto che le nostre coste erano conosciute e battute perché viste come vere e proprie forme di riparo. Giusto per citare alcune fonti storiche che documentano l’importanza del nostro paese come scalo marittimo, la Mantia era segnalata nella carta nautica del cartografo genovese Pietro Vesconte (1311) e ancora nella carta nautica Crotonese (sec. XIV). Dunque i traffici marittimi e la pesca hanno rappresentato un importante fattore di sviluppo economico. Ricordiamo che la navigazione avveniva su barche di piccole e medie dimensioni e che approdavano nei porti della Calabria, della Campania e della Sicilia; il pescato veniva oltre che consumato per il proprio sostentamento anche immesso nei mercati del posto e portato per la vendita nei paesi dell’entroterra.
Una testimonianza di una fervida attività marittima è stata la produzione di barili in doghe per la conservazione del pesce sotto sale e addirittura questi “barilai” di Amantea divennero per i porti siciliani la misura normale di barili. In atti notarili risalenti al 1281 si riscontra che per quantificare i prodotti (anche il vino) si scriveva come misura di riconoscimento il “barilia de Mantea”. Le nostre colline e le nostre vallate erano folte di boschi e questo legname serviva proprio per produrre questi barili. Risultano molti documenti tra il 1200 e il 1400 che parlano delle galee di Amantea e di importanti traffici marittimi anche di prodotti diversi quali la seta grezza prodotta in zona. Nel 1600 Amantea era sede di cancelleria e  di dogana e i marinai  amanteani , per questo motivo, svilupparono un’intensa attività marittima a scopi commerciali nei porti calabresi, siciliani e campani. Successivamente, da Amantea venivano imbarcati diversi prodotti (uve passe, doghe, pesce salto e noci) per raggiungere diverse località del regno (Regno di Napoli e Regno di Sicilia 1737-1789). Nel novecento ritroviamo importantissime testimonianze. Citiamo il documento Rivista Marina del 1926 del 1° Capitano di porto Marino Gargiullo con un piccolo estratto
“La giurisdizione della Delegazione di Porto di Amantea, in seguito alla soppressione di quella di Longobardi, avvenuta nel 1916, si estende dalla Stazione ferroviaria di Longobardi fino al Fiume Torbido e comprende i comuni di Belmonte Calabro e di Amantea, centro quest’ultimo ove molti sono i pescatori pur dovendo l’industria della pesca superari moteplici difficoltà delle quali verrò più innanzi a discorrere.”
e una parte del documento Bollettino di pesca, di piscicoltura e di idrobiologia del 1930 del prof. Gesualdo Police:
“Amantea è un centro peschereccio importante: più importante di Fuscaldo. (…) Costituzione della marina da pesca: Pescatori n. 180 Barche da pesca n. 48 Mestieri: Lampare n. 18, Sciabichelli n. 18, Menaidi n. 36, Tartanelle n. 10, Palangresi (conzi) n. 8. (…). Il prodotto principale della pesca è rappresentato dalle Alici e dalle Sarde; ma si pescano altresì Scombri, Sauri; Lampughe, Aguglie, Occhiate, Bope, Ricciole, Palamiti, Bisi, Lanzardi, Gronchi, Scorfani, Cocci, Merluzzi, Pauri, Murene, Cernie,  molti Selaci.”
L’ambiente fisico di Amantea è molto variegato ed ha condizionato l’attività agricola; i terreni agricoli venivano coltivati secondo tradizioni produttive del bacino del Mediterraneo ed erano legate a coltivazioni promiscue di vari ortaggi, di grano, di vite, dell’olivo e dei fichi. Questi terreni erano provvisti di dimore rurali dove vi erano le famose cibbie (invasi di acqua per irrogare i terreni). A metà Ottocento si riscontravano diversi tipi di uve bianche (si fece cenno ad Amantea delle 29 uve) tra cui il famoso zibibbo bianco. I terreni si presentavano con distese di vite a ceppo basso di tradizione greca, con le canne stese e legate a sostenere i tralci. Anche Amantea si connota simbolo delle antiche terre di Calabria con le distese di alberi di olivo sulle pendici delle colline, sui piani terrazzati con colori verde e argento e tronchi nodosi e allineati in varie file. E come non citare gli alberi di fico che risaltavano in moltissime zone del territorio con i frutti che hanno una gustosissima polpa. Questi sono stati da subito lavorati con antica tradizione sia per l’essiccazione che per la lavorazione e oggi si racconta una centenaria storia ricca di gusto, di profumi e di sapori.

lunedì 25 luglio 2016

Terre sociali



Terre sociali di Teresa Sicoli 


Il nostro territorio sembra che viva in un modo rallentato e che la sua valorizzazione è sempre più affidata alla brava gente e a coloro che con il territorio devono vivere, convivere e ‘campare’. Sono qui a scrivere di nuovo della mia terra e nonostante ci sono, ed in varie forme (web, social, media),  fiumi di parole scritte e parlate su di essa, penso che non sia mai abbastanza e che solo attraverso questa attitudine si possa capire e seguire una via.
La via è senza dubbio da ricercare nella volontà di ognuno di noi che coscientemente o incoscientemente dà un ruolo al proprio agire. Credo nelle buone azioni sociali ed è per questo che, per studi fatti e per esperienza, voglio esprimere la mia opinione.
Le buone prassi sono un esempio da riportare e dalle quali trarre beneficio. Molti giovani hanno sicuramente tante buone iniziative e tanta voglia di fare e lo vediamo ogni giorno come si spendono, spesso senza alcun ritorno, per difendere e valorizzare il loro luogo o meglio i loro luoghi intesi anche come ‘#terre sociali’.
Le nostre ‘#terre sociali’ sono quei posti che vivono nelle nostri menti e nei nostri cuori ma che devono confrontarsi con la fisicità del luogo e la realtà della vita.
Incontri, collaborazioni e confronti mi hanno portato a scoprire che le ‘#terre sociali’ vivono di  idee associate ai sogni e che sono sicuramente il punto chiave da dove partire. Si sente tanto parlare di fare, agire e di valorizzare ma, a modesto parere, tutte queste azioni devono prendere forma dall’idea e dal volere credere e realizzare dei sogni. Spesso in molte azioni tutto sembra prendere forma ma in realtà tutto svanisce perché non supportato dalla creatività e fattività progettuale scaturita dall’ idea.
Tempo fa ad un convegno ho potuto rendermi conto del valore dell’idea che vive in ognuno di noi e soprattutto delle giovani menti talentuose, le quali con forza non vogliono arrendersi all’intorpidimento della volontà. Incontro con Riccardo Luna e la Repubblica delle idee (http://www.repubblica.it/la-repubblica-delle-idee/roma2016/ )   a Matera con Startup Calabria
E voglio anche menzionare altre idee  “Dreaming South”  (Startup Calabria e il marketing territoriale http://www.startupcalabria.com/marketing-territoriale-dreaming-south-allauditorium-amarelli/ ); un progetto virtuale tramutato in prodotto web per esportare non solo le bellezze dei nostri territori ma anche le emozioni e le risorse e “#invasionidigitali” con Startup Calabria (http://www.invasionidigitali.it/). Sicuramente un modo nuovo e aggiuntivo alle iniziative di ognuno e di ogni comunità che lo attua. Certo è, anche, importante sapere fare Rete: una cammino tracciato e tracciabile nelle menti della gente per attuare valore sociale ed economico alle nostre vite vissute su ‘#terre sociali’.
Condividendo questo pensiero, vorrei dare solidarietà a quelle piccole formiche (grande ingegno e laboriosità) che ogni giorno lavorano in questa direzione. Nella nostra cittadina e non solo ci sono tanti esempi di giovani e di persone che attutano le ‘best practice’ (le azioni migliori possibili) e che valorizzano il territorio tra mille difficoltà.