sabato 18 aprile 2015

La Terra e i suoi frutti

In un viaggio a Rogliano, nel territorio del Tirreno cosentino, il famoso scrittore Mario Soldati afferma che “il Savuto è il vino più celebrato della provincia di Cosenza, e sta a Cosenza come il Barolo sta a Cuneo”.
Un grande rosso calabrese, un vino particolare, autoctono, distintivo. Si produce lungo la valle del fiume Savuto, tra le pendici nord-occidentali del Massiccio del Reventino e la parte più meridionale della Catena Costiera che termina col gruppo del monte Cocuzzo. Da sempre questa è un'area dalla grande vocazione vitivinicola: non a caso i primi coloni greci, incantati dalle bellezze del luogo, diedero alla Calabria il nome di Enotria, ossia terra del vino. Qui la coltivazione della vite si pratica su stretti terrazzi digradanti verso il fondo valle, ricavati grazie a muretti in pietra: proprio per tale ragione a Rogliano anticamente il vino era conosciuto con il nome di ‘Succo di Pietra’. Tutt'oggi la produzione di vino Savuto rappresenta una grande risorsa per il patrimonio enologico non trascurabile della regione e in particolare del territorio di Rogliano e Marzi. Il Savuto, che nel 1975 ha ottenuto il riconoscimento della doc, è uno dei vini più antichi della Calabria, fin dai tempi di Plinio era un vino ricercatissimo, quando era apprezzato con il nome di Sanutum. Tra i primi riconoscimenti ufficiali, nel 1933 si registra la premiazione di campioni di vino Savuto alla prima mostra mercato dei vini tipici di Siena. Moltissime le testimonianze che fanno riferimento al vino Savuto, tra cui vale la pena ricordare la benevola descrizione a firma del celebre Luigi Veronelli nel 1946 sulla sua guida ai Vini d'Italia, che lodò questo rosso calabrese per le sue doti di vino generoso. Menzioni al Savuto si trovano anche nelle opere letterarie dell'archeologo francese Francois Lenormant e del viaggiatore inglese Norman Douglas.
fonte: http://vini-cantine.lifeandtravel.com/calabria/vini-in-primo-piano/savuto-doc.html#.VTILRS6I8Qs
Categoria: Benessere e alimentazione

mercoledì 15 aprile 2015

L' omologazione sociale




Pensando alla società del ventesimo secolo ho cercato di comprendere come si 'muove' questo nuovo secolo  Sono sicuramente colpita da una trasformazione di alcune dinamiche sociali. Una vecchia società basata su lotte di cittadini che hanno rivendicato terre libere e democratiche dove la libertà la solidarietà la forza e l'amor di patria avevano un gusto e un sapore ricco, ha lasciato posto ad una nuova società. Gli anni delle tante conquiste e delle crescite vertiginose sono sfociate nel progresso tecnologico, scientifico e sociale facendo emergere tante nuove necessità per soddisfare a tutti i livelli gli uomini e le donne 'affamati di nuova civiltà'. Si sono formati e si stanno formando nuovi cittadini e un nuovo popolo: il cittadino del mondo. Scenario molto generale di un concetto dibattuto  su tutti i fronti. Sicuramente non si può nascondere un lato positivo di questa nuova realtà che ha accorciato le distanze, ha dato nuove idee di recupero del territorio, ha aggiornato i nostri ambienti di lavoro, sta cercando di sviluppare una nuova interazione umana, sta ampliando  la ricerca in tutti i campi, ha avuto eccellenti risultati nella ricerca spaziale e tanto altro ancora, ma come ogni faccia della medaglia si nota anche l 'altra faccia.  L'altra faccia sembra essere andata in una direzione senza ritorno che si identifica come una forma di omologazione sociale. Non tutti siamo coscienti di ciò e certamente siamo preda di questo fenomeno. Queste nuove necessità ci rendono un po' tutti 'schiavi' , allora bisogna sapere quando fermarsi e cercare nelle proprie vite di dare un contributo fattivo per una crescita morale dell'intera società.